La galleria Adige-Garda è un canale scolmatore artificiale lungo 10 km che permette all’acqua dell’Adige di defluire nel lago di Garda. Viene utilizzato solo in caso di pericolo inondazioni nel Trentino meridionale e nelle parti attraversate dall’Adige della provincia di Verona. Ogni anno il canale di scarico viene collaudato dalle autorità competenti che ne verificano la corretta funzionalità per assicurare che in caso di emergenza il meccanismo si attivi adeguatamente e le paratoie una volta aperte si chiudano.
La riapertura odierna
È proprio in questi giorni che a Torbole verrà riaperto, ad intermittenza, lo scolmatore Adige-Garda. Verranno effettuate le prove funzionali del tunnel, utili a valutare il corretto sgorgare dell’acqua ma anche la potenziale quantità di detriti, limo e sabbia che inevitabilmente arriveranno nuovamente nel lago. Un’operazione delicata che i comuni gardesani e gli attori interessati vigilano con non poche preoccupazioni.
Una nota della Provincia di Trento avverte che “durante le operazioni saranno vietate la navigazione e le attività in genere sul lago di Garda, per un raggio di 200 metri, dallo sbocco della Galleria Adige/Garda, in Comune di Torbole sul Garda. E che i vigili del fuoco si occuperanno del presidio e della vigilanza allo sbocco nel lago di Garda a Torbole nelle ore delle manovre di apertura”.
L’operazione avviene dunque sotto il controllo vigile delle autorità che hanno il compito di verificare che carcasse di animali, detriti e pezzi di legno non finiscano sulle spiagge.
Questa è infatti una delle preoccupazioni della comunità gardesana che chiede “che ci sia il minor impatto possibile sul lago e sull’ecosistema, attraverso anche l’uso di reti di contenimento per trattenere il materiale solido”.
La storia della galleria Adige-Garda
I lavori di costruzione della Galleria iniziarono nel 1939, anche se la prospettiva di progetto venne concepita molti anni prima. L’idea di creare un’opera di tale portata nacque dalla necessità impellente di regolamentare il regime idraulico dell’Adige, in quanto soggetto a piene ed esondazioni che creavano ingenti danni ai campi, alle coltivazioni e alla città di Verona. È il 1926 quando venne recuperato un vecchio progetto del Settecento che vedeva il Garda come un grande bacino naturale di raccolta, raggiungibile attraverso una galleria con origine in località Ravazzone a Mori.
I lavori si interruppero nel 1943 a causa della guerra e il cantiere venne requisito dai tedeschi che avevano occupato la zona dopo l’armistizio. Lo sbocco verso Torbole fu predisposto alla produzione bellica e nel 1944 l’industria Caproni (una delle più importanti aziende aeronautiche italiane) iniziò a fornire all’industria bellica tedesca vari pezzi per la produzione di armi segrete, missili e caccia.
Finita la Guerra, i lavori ripresero a partire dal 1954 e si conclusero nel 1959.
La tempesta Vaia e la riapertura della galleria
Nel 2018 l’apertura dello scarico si rese necessaria in seguito alla violenta tempesta Vaia che il 28 ottobre colpì tutto l’arco alpino. In quell’occasione defluirono circa 17,5 milioni di metri cubi di acqua, deviati dal fiume Adige al lago di Garda, provocando uno sconvolgimento degli equilibri e degli ecosistemi del lago.
La composizione dell’acqua proveniente dal fiume, infatti, è estremamente diversa da quella del lago, sia per quanto riguarda la temperatura, l’acidità ma anche la fauna e la flora ittiche. L’acqua dell’Adige è infatti più fredda rispetto a quella del lago e le specie che la vivono possono entrare in conflitto con quelle presenti in loco.
Ciò che preoccupa, inoltre, è la presenza di detriti e di altri agenti inquinanti all’interno del fiume che si riversano, inevitabilmente, nel lago di Garda. Uno sconvolgimento globale dell’ecosistema lago che ha portato e porta critiche da chi ha a cuore la salute del lago, tra cui soprattutto i pescatori locali.